Martedì, 07 Aprile 2015 15:33

Vinitaly: i numeri dell’ultima edizione

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I pareri degli enologi sembrano essere tutti concordi con Vinitaly 2015: Fiano, Greco di Tufo e Falanghina, e poi i pugliesi, o il Nero d'Avola, ancora più puro; la rassegna riscopre tutta la qualità del nettare degli dei ma consiglia di diffidare dai vini troppo "bio".
I numeri sono davvero da capogiro: quasi 12 miliardi di euro, di cui più di 5 derivanti dall’export e circa 380 mila aziende attive. Questi sono i numeri del vino italiano in scena alla 49esima edizione di Vinitaly576 mila le bottiglie stappate nei giorni della fiera inaugurata il 22 Marzo scorso. 2,8 tonnellate di tappi di sughero e 200 mila tonnellate di vetro anche se il 2014 è stato un anno davvero molto difficile per i produttori a causa del cattivo tempo. In effetti la produzione è calata, le stime parlano di 40 milioni di ettolitri di vino, circa il 17% in meno rispetto al 2013.

Crescita dell'export

Dobbiamo però dire che l'edizione di Vinitaly di quest'anno è andata decisamente bene perchè sta crescendo all'estero l'interesse per il vino italiano, sopratutto quello acquistabile comodamente online, e in particolare per il vino rinomato delle regioni del Sud: Puglia, Campania, Sicilia senza disdegnare i vini storici quali il Barolo ed il Chianti. Visto la "cattiva annata", quest'anno molti produttori hanno fatto una scelta basata sulla qualità, piuttosto che sulla quantità, facendo così una grande selezione. I vini che hanno sofferto meno sono stati quelli della Puglia, e hanno ritrovato una marcia in più, anche rispetto al passato. E proprio in questa regione, così come in Campagna, si è riscoperta la produzione di spumanti e vini frizzanti. Il fattore positivo è che si stanno finalmente riscoprendo anche le antiche tradizioni dei vini, legate alla cultura ed al piacere della buona tavola, ed in questa direzione si aprono anche nuovi mercati, e vengono riconosciute le diverse varietà autoctone, che in questi anni si erano perse, pensiamo ad esempio a vini quali il Susamaniello in Puglia, sconosciuto eppure un vino interessante, ma anche il Piedirosso in Campania o un Nero d’Avola un po’ più puro in Sicilia. Un freno arriva dal settore vini "bio", dove è necessaria la massima prudenza per evitare che qualcuno se ne approfitti a discapito dei consumatori. Occhi quindi sempre alle etichette, anche se in commercio esisti vini più bio e naturali di altri che hanno etichette speciali.

Sicuramente il vino italiano è molto apprezzato ma si dovrebbe fare di più, in Italia siamo ancora legati alla forza di troppe poche aziende, e ci affacciamo timidamente al mercato internazionale. Perchè il vino non è una moda, e per fortuna "non passa" velocemente.

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